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 Ven 18 Nov 2016

L’INFLUENZA DEI FATTORI DI RISCHIO COMPLEMENTARI NEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI

  ctd , salute , valutazione dei rischi

L’INFLUENZA DEI FATTORI DI RISCHIO COMPLEMENTARI NEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI

La valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, derivante dall’effettuazione di movimenti ripetitivi, tiene conto di numerosi fattori.

Accanto ai parametri principali e maggiormente conosciuti (la frequenza dei gesti, la forza applicata, le posture ed i movimenti incongrui), vengono considerati i cosiddetti fattori complementari. L’attribuzione di questo termine (complementari) non deve far pensare ad aspetti secondari; né è la dimostrazione il fatto che il punteggio associato a questi parametri è uno degli addendi della sommatoria utilizzata per la determinazione del valore finale di Checklist OCRA (principale strumento di valutazione di questo rischio specifico).



Frequenza + Forza + Postura + Complementari



Il concetto di complementare definisce invece la possibilità che i vari fattori che ne fanno parte possano essere di volta in volta presenti o assenti, all’interno del compito ripetitivo esaminato, in virtù delle condizioni ambientali ed operative.

I fattori complementari, per le loro caratteristiche, possono far parte di due categorie/ambiti differenti: complementari di tipo fisico/meccanico e complementari di tipo organizzativo.

Ambito fisico-meccanico

Rientrano in questo ambito:

- Uso di strumenti vibranti. Le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio, dalle attrezzature manuali, possono determinare rischi, anche in relazione alla loro intensità (valutabile con metodica analitica e monitoraggi strumentali). Nel contesto del rischio da CTD è plausibile tenere in considerazione l’uso di strumenti vibranti con significativa emissione di vibrazioni (può avere un senso far riferimento al superamento dei valori di azione, quale valore ponderato sulle 8 ore).

Fra le attrezzature vibranti di più largo impiego, rientrano sicuramente gli avvitatori. Quelli di nuova generazione producono basse emissioni (in quanto dotati di sistemi di arresto della coppia); gli attrezzi più datati risultano maggiormente impattanti, prevalentemente a causa di elevati contraccolpi nel momento dell’arresto, ovvero in relazione al funzionamento con sistema a “saltarello”.

- Svolgimento di lavori di precisione che richiedono distanze visive ravvicinate. La necessità di effettuare lavori di estrema precisione (es. lavori in aree inferiori a 2-3 mm, nel posizionamento di un oggetto) comporta, quale conseguenza, una maggior contrattura della muscolatura cervicale, delle spalle e degli arti superiori.

- Uso di attrezzi che provocano compressioni sulle strutture muscolo-tendinee (verificabili dalla presenza di arrossamenti, calli, etc., sulla pelle). Tali condizioni possono essere corresponsabili nel verificarsi di infiammazioni dei tendini, di borsiti, etc. Non solo l’uso di strumenti è da tenere in considerazione, ma anche la manipolazione di oggetti o l’interferenza con aree/superfici di lavoro.

- Contatti con superfici fredde (< 0 gradi centigradi), o effettuazione di attività in ambienti molto freddi (< 0 gradi centigradi). Tali condizioni operative possono concorrere a pregiudicare la corretta funzionalità della circolazione periferica (mano-dita in modo particolare).

- Uso di guanti inadeguati. Il ricorso a questo DPI, qualora lo stesso risulti fastidioso, troppo spesso, di taglia sbagliata, etc., può determinare problemi alla presa richiesta dal lavoro da svolgere, con conseguente maggior affaticamento di tendini e muscoli coinvolti (in genere, aumenta la forza richiesta per la presa e la tenuta di un oggetto).

- Manipolazione di oggetti scivolosi. In analogia al punto precedente, tali condizioni operative possono determinare un maggior affaticamento di tendini e muscoli determinato dalla maggior forza richiesta nella presa. La condizione si verifica, ad esempio, nella manipolazione di elementi ingrassati, di alimenti scivolosi (magari anche congelati…), etc.

- Esecuzione di movimenti bruschi, o a strappo, o contraccolpi. Il lancio di oggetti, lo strappo di nastri o cartoni, gli urti del palmo della mano su superfici dure, ma anche l’uso di mazze o picconi o simili su superfici dure, etc., può determinare compressioni sulle strutture muscolo tendinee.

Ambito organizzativo.

Le metodiche di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori tengono conto anche di fattori ricadenti nella sfera organizzativa, qualora sia presumibile che gli stessi possano determinare una ricaduta negativa sulla popolazione lavorativa.

Sono da considerare, fra i più significativi, i seguenti aspetti: il lavoro straordinario abituale, il lavoro per incentivi/a cottimo, l’inadeguata formazione/capacità tecnica dell’operatore, il lavoro con ritmo determinato da una macchina, il lavoro su elementi in rapido movimento.

Alcuni di questi parametri, quali il lavoro straordinario ed il lavoro per incentivi/a cottimo, ma anche la carenza di capacità/formazione del lavoratore, vengono considerati e producono quindi effetti nell’analisi del rischio da CTD, in comparti differenti da quello dei “fattori complementari”, ossia: nella durata complessiva dei compiti ripetitivi nel turno e nella frequenza dei gesti.

Nell’insieme dei complementari vengono invece inclusi i ritmi di lavoro determinati dalla macchina, con le seguenti due condizioni, potenzialmente in grado di produrre differenti effetti negativi sull’operatore.:

- Ritmo imposto dalla macchina, con possibilità di modulazione. In tal caso, viene considerata la presenza di “zone polmone”, che consentono di accelerare o decelerare il ritmo di lavoro. La zona polmone, in pratica, consente brevissimi distacchi dalla macchina/linea, ad esempio per bere un sorso d’acqua.

- Ritmo imposto dalla macchina, senza possibilità di modulazione. In tal caso, l’operatività del lavoratore è totalmente condizionata dalla macchina/linea, secondo ritmi prefissati e con oggetti in movimento.

Gli strumenti utili all’acquisizione dei dati di analisi e valutazione dei fattori complementari sono i medesimi utilizzabili per l’analisi degli altri fattori, con assoluta priorità alla videoregistrazione, grazie alla quale potranno essere identificati gli scostamenti dalle condizioni ottimali (assenza totale dei complementari).

Ad ogni fattore complementare individuato verrà attribuito un peso, rappresentato da un coefficiente numerico, variabile in relazione alla durata/persistenza del fattore medesimo, nel tempo di ciclo.





A cura di: P.I. Marco ANTONIELLI


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